Ex Cava Pierucci

Alcune fotografie del parco

© Comune di Empoli

Geologia, geomorfologia e idrologia

Geologia

L’assetto geologico-stratigrafico del territorio di Arnovecchio è caratterizzato dalla presenza di una coltre sedimentaria quaternaria di origine alluvionale, pertinente all’interdigitazione dei conoidi dei fiumi Arno e Pesa (suo affluente di sinistra), spessa circa 40 metri. Questa coltre è costituita, dal basso verso l’alto, da un livello clastico basale ghiaioso-sabbioso discontinuo ai margini del bacino, ma presente con buona uniformità nel tratto assiale, a cui si sovrappone una serie argilloso-limosa con intercalati corpi sabbioso/ghiaiosi che talora divengono localmente predominanti.

Il deposito alluvionale quaternario è avvenuto su una potente successione marina costituita dall’Unità delle Argille e sabbie di Cerreto Guidi, databili al Pliocene Inferiore-medio, la quale a sua volta appoggia sulla sottostante Formazione delle Argille Azzurre, databile al Pliocene Inferiore.

Morfologia

Sotto il profilo morfologico l’area appare semipianeggiante, con modeste differenze altimetriche ancora riferibili al paleomeandro dell’Arno (rettificato artificialmente nel corso del XVI secolo) ed alcune ampie voragini in corrispondenza di aree che nella seconda metà del secolo scorso sono state interessate da attività estrattive di ghiaia. La quota altimetrica si colloca fra i 25 e i 28 metri slm, salvo raggiungere i 10 slm nei tratti più profondi dei laghi

Idrologia

I corpi idrici superficiali sono costituiti dagli antichi canali di bonifica di raccolta delle acque basse che solcano il settore meridionale dell’area e dai laghi artificiali presenti nelle ex aree di cava. Le attività estrattive hanno portato alla luce la falda idrica, che si colloca 5-8 metri al di sotto del piano di campagna. Nel sistema alluvionale della pianura empolese è stata rilevata la presenza di due acquiferi, separati da un acquicludo argilloso. Il primo (acquifero superiore o freatico) soggiace su formazioni lenticolari prevalentemente sabbiose di spessore variabile fra 2 e 18 metri; mentre il secondo (acquifero inferiore) ha sede in un livello prevalentemente ghiaioso, con spessore variabile fino ad un massimo di 10 metri, posto alla base del ciclo sedimentario post-pliocenico.

Le fonti di ricarica di tali acquiferi sono individuabili nell’infiltrazione verticale delle acque meteoriche entro i terreni alluvionali, nell’infiltrazione laterale alimentata dai corsi d’acqua superficiali, negli apporti sotterranei provenienti dai conoidi alluvionali e di quelli che, percolando dai sedimenti pliocenici del margine collinare, scorrono al contatto tra questi ed il soprastante materasso alluvionale. Tale tipologia di approvvigionamento è peraltro ben documentata dalle escursioni del battente idrico nei bacini lacustri di cava che risultano in stretta connessione con la piovosità stagionale nel breve e medio periodo.